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SE MI LASCI TI CANCELLO
(ETERNAL SUNSHINE OF THE SPOTLESS MIND)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 25 ottobre 2004
 
di Michel Gondry, con Jim Carrey, Kate Winslet, Elijah Wood, Kirsten Dunst, Mark Ruffalo (Stati Uniti, 2004)
 
Qual migliore soluzione per gli insoddisfatti esistenziali o semplicemente sentimentali, per tutti coloro che vorrebbero ricominciare da capo, di una bel colpo di spugna al fardello costituito dalla memoria? Rivisitazione del passato, revisione del destino: rifarei tutto allo stesso modo, è la risposta quasi unanime. Sarà poi vero?

Detto cosi, oltre che ingannati dalla bella trovata del titolo in italiano che si sostituisce a un verso del poeta settecentesco Alexander Pope, parrebbe una delle solite fantaidiozie condite di filosofia ad uso popcorn. Ma bastano due inquadrature di uno straordinario Jim Carrey utilizzato a contro-impiego nei panni di un tenero, spiritoso e imbranato depressivo, altre due della zazzera azzurra (cambierà tinta – quasi un riferimento cronologico – ai diversi stadi del racconto) della petulante, sensuale ed infine fragile Kate Winslet per comprendere che siamo nella dimensione particolare di un film insolito, imperfetto ma assolutamente diverso. In equilibrio precario fra i voli pindarici dettati dell'istinto e le frenate imposte dalla ragione; fra i compromessi ed i sogni del romanticismo e le intransigenze ed il pragmatismo imposti dalla realtà. Sono tutte le contraddizioni, ed al tempo stesso le fonti di meraviglia che nascono dall'incontro fra un autore francese di videoclip musicali di classe come Michel Gondry con Charlie Kaufman, lo sceneggiatore genialmente contorto fino ad apparire luciferino di ESSERE JOHN MALKOVICH.

Poetico e surreale, sorprendente e irritante, cerebrale ma pure spiritoso, ETERNAL SUNSHINE si costruisce a ritroso, sulle tracce che lo spettatore è costretto a seguire affrontando il rischio di perdersi assieme, di una coppia che si è amata, che potrebbe riamarsi, ma che intanto si è “cancellata”. Dapprima lei, non fosse che per dimenticare le angustie abituali della vita in comune e della sopportazione reciproca; poi lui, per affrontare le pene della separazione. Salvo pentirsi a metà del processo in corso: quando ti accorgi che, in quella sorta di attraversamento del regno dei morti, c'è chi ti sta rubando modi e parole, persino il tuo regalino ancora da scartare, per sedurre la tua ex ed ormai ex-novo ragazza.

Come in MALKOVICH, Kaufman ci conduce non tanto all'interno di un corpo (alla maniera del VIAGGIO ALLUCINANTE di Richard Fleischer) ma del cervello, della memoria: fino ai nascondigli più reconditi del subcosciente, dei miti dell'infanzia o delle turbe dell'adolescenza dove il protagonista si è rifugiato per sfuggire alla distruzione dell'ordinatore. Itinerario metafisico e stilistico, abilissimo e contorto, affascinante e pericolosamente vicino all'esercizio di stile, il film ritrova paradossalmente un suo equilibrio nel calore romantico e ingenuo offerto dall'illustrazione di Gondry. E se la costruzione vertiginosa dello sceneggiatore arrischia talvolta d'inciampare nei fili di una ragnatela sedotta da una spirale irresistibile, è la grazia degli attori e l'illustrazione sfumata e quasi kitsch da videoclip a ricondurla alla dimensione dello spettatore.

Allora, e solo allora, il film non è più soltanto quello della fantascienza spicciola suggerita dal titolo italiano; ma la traduzione assai più generosa di quei versi del poeta inglese. Non si tratta di cancellare, ma di farsi carico: delle incertezze di Jim Carrey, dei capricci di Kate Winslet, del peso della memoria.


   Il film in Internet (Google)

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